Come ridurre il disagio del paziente ricoverato in Terapia Intensiva
13 Marzo 2023
All’Ospedale Fornaroli di Magenta, nel reparto di Terapia Intensiva, è da qualche mese in uso un innovativo dispositivo per la Comunicazione Alternativa Aumentata (CAA), DICo® 1000.
A qualche mese dalla sua introduzione, nella specifica realtà si cominciano ad apprezzare i risultati di questa innovazione tecnologica del concetto di cura, così come affermano il direttore del reparto, Dott. Capra, ed il suo staff.
La grande sensibilità ed attenzione degli operatori verso i bisogni dei pazienti ricoverati, hanno promosso nel centro l’idea fondamentale che sta alla base della tecnologia DICo® 1000: la riduzione di intensità del disagio del paziente ricoverato come obiettivo primario.
Un recente studio clinico randomizzato mostra i benefici derivanti dall’utilizzo di dispositivi elettronici con finalità terapeutiche complementari in Terapia Intensiva.
Il paziente che si trova in un letto della Rianimazione, ha grande urgenza di comunicare in modo efficace le sue sensazioni, le paure ed i bisogni a coloro che si prendono cura di lui, in questi momenti particolarmente delicati e complessi per percepire quel conforto umano di cui, molto probabilmente, sente necessità.
I metodi attuali impiegati per tentare di far “parlare” questi “pazienti silenziosi”, si basano su una rudimentale comunicazione tramite gesti quali assenso o dissenso con il capo, su tentativi di lettura del labiale oppure sull’impiego di tabelle evocative classiche per la Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA), lavagnette con simboli caratteristici, tramite cui il paziente può indicare un’icona per comunicare un bisogno.
Il valore aggiunto di DICo® 1000 in Terapia Intensiva è l’impiego una innovativa tecnologia progettata per semplificare e potenziare la comunicazione dei pazienti, migliorandone il più possibile la qualità di vita in reparto.
Questo tipo di attenzione significa passare “dalla cura al prendersi cura”, orientandosi verso i bisogni dell’“individuo-paziente”.
In primo luogo, per questo, ci si concentra sul potenziamento della rete relazionale tra paziente, staff e familiari, per una cura che includa anche un percorso di recupero sociale del paziente stesso e una migliore qualità di vita fuori e dentro l’ospedale.
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